"A volte mi chiedono: 'quale è la foto che preferisci tra quelle che hai realizzato'? Non saprei, non mi interessa. Mi interessa di più la prossima fotografia, o il luogo che visiterò".
Il racconto finale è l’inutilità e il dolore della guerra che, come da copione, ci perseguita sempre ed ancora.
"Per il progetto commissionatomi da MSF, ho dovuto scattare a Manal diversi ritratti anche senza maschera. Ho deciso di presentare questa al WPP perché credo che sia una foto che emozioni anche a causa dei suoi contrasti visivi. Ricorda tanto una piccola eroina di qualche fumetto, anche se Manal lo è anche nella realtà!"
Chi non desidera trascorrere gli ultimi anni di vita in discreta salute e lucidità mentale? Riconoscere i propri cari, dialogarci, accudirli con tutta la sapienza acquisita e tutto l’ amore ancora da dare. Ma con questa malattia i ricordi svaniscono giorno dopo giorno, la vita vissuta scompare e anche le forze per lottare e tutto quello che era semplice routine (pulirsi, mangiare, riposare) diventa un compito pesante da delegare a qualcun altro.
La gente che l’ha incontrata e che si è fatta intervistare dal suo “scopritore per caso” John Maloof dice tante cose sul suo conto: una donna strana, misteriosa, eccentrica, riservata. Alcuni non sanno neanche come si scrive il suo nome: Mayer, Majer, Maier. Era Francese, era Americana? Su un ricordo sono tutti unanimi: aveva sempre la macchina fotografica al collo.
“Vorrei che chi vede le foto provi vergogna nei confronti del suo governo per il fatto che sanno e non fanno niente” afferma Camille durante un’intervista su PetaPixel nel 2013. “Quello che è veramente frustrante è che i media non sono interessati. Nel mio intimo speravo di cambiare lo stato delle cose, ma ho subito realizzato che ci vuole tanto tempo, più di quello che pensavo.