Sociale

Intervista ad Alessio Mamo, WPP 2018

Alessio Mamo è un fotografo siciliano che ha iniziato la sua carriera nel 2008, concentrandosi su tematiche sociali, politiche ed economiche dei nostri giorni e che copre ampiamente le questioni relative allo spostamento e alla migrazione dei rifugiati dalla Sicilia fino al Medio Oriente e all’Asia. Una sua foto, il ritratto di una bambina di 11 anni sfigurata in viso, è stata selezionata nella categoria People del World Press Photo 2018.

Non dimenticarmi

Chi non desidera trascorrere gli ultimi anni di vita in discreta salute e lucidità mentale? Riconoscere i propri cari, dialogarci, accudirli con tutta la sapienza acquisita e tutto l’ amore ancora da dare. Ma con questa malattia i ricordi svaniscono giorno dopo giorno, la vita vissuta scompare e anche le forze per lottare e tutto quello che era semplice routine (pulirsi, mangiare, riposare) diventa un compito pesante da delegare a qualcun altro.

Dedicato a Camille Lepage

“Vorrei che chi vede le foto provi vergogna nei confronti del suo governo per il fatto che sanno e non fanno niente” afferma Camille durante un’intervista su PetaPixel nel 2013. “Quello che è veramente frustrante è che i media non sono interessati. Nel mio intimo speravo di cambiare lo stato delle cose, ma ho subito realizzato che ci vuole tanto tempo, più di quello che pensavo.

Perché vi rompiamo i cabasisi

Non abbiamo da sempre avuto diritto allo studio, al lavoro, al voto, all’amore, al divorzio, all’aborto, alla contraccezione e nemmeno a manifestare. Niente è piovuto dal cielo, né ci siamo nate con certi diritti, ma ciò che abbiamo ci è stato donato da chi lottava, ricordava, gridava, insomma rompeva i cabasisi.

Su al nord, ma non per scelta

Questa nuova riforma, dichiarata la più disastrosa, ha portato milioni di professori e alunni a manifestare come non si vedeva da anni. Cristina, non è la prima persona che conosco che viene “chiamata” per andare fuori, lasciando a casa la famiglia. A una riforma che promette di dare il tanto desiderato lavoro, si deve rispondere in modo positivo, anche ingoiando il rospo. E così si raccolgono i “barattelli” lasciando i “pupi” a casa.

L’amore malato

Prima del femminicidio, lo stalking, una persecuzione tanto insistente da generare paure ed ansie tali da compromettere lo svolgimento della normale vita quotidiana: andare al lavoro, fare la spesa, ritornare a casa…

Ciao, da dove scappi?

Scappo dalle restrizioni alla libertà personale, sessuale, d’espressione e di riunione, dalla totale impunità e dall’ uso eccessivo della forza, dalle detenzioni arbitrarie, dagli stupri e dalle torture. Scappo dalla povertà a cui la guerra e il debito ai paesi occidentali che mai ripagheremo mi costringe. Ma soprattutto scappo dalla morte sicura.

Chiedilo a un bambino

Gianbattista Scidà ne parlò. Parlò di quartieri costruiti senza spazi verdi e scarsità di luoghi di aggregazione, dell’assenza di strutture scolastiche, di scarsa presenza delle forze dell’ordine, di diritti negati.

Oggi Catania si è stretta attorno ad un unico dolore

Un susseguirsi di corone di fiori, di applausi, di sgomento, di sincera commozione. Ma anche di frasi fatte e di qualche telefonino alzato a riprendere chissà quale foto o video possibilmente da condividere. Però non fanno numero, erano sporadici. Non fanno numero perché oggi i cittadini catanesi hanno letteralmente abbracciato Dario Ambiamonte.

Brucia Catania

Brucia Catania, brucia la sua periferia tra Zia Lisa, Librino, San Giorgio, fino all’Oasi del Simeto. Brucia Monte Po e la discarica abusiva di cui tutti sanno e a cui nessuno provvede. Brucia l’amianto ed i rifiuti illeciti.
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