Poesia stridente alla fermata del bus

Alla fermata c’è già un gruppetto di persone che aspetta…

Tre ragazzi di colore si danno pacche sulle spalle e sorridono, una ragazza dai delicati tratti polacchi con il viso tra le mani fissa imperterrita la strada come sperando che l’autobus presto si materializzi, un signore dalle fattezze pachistane, un giovane cinese, io e un anziano, sicuramente catanese e residente nel quartiere.

C’è il caldo tipico di un ottobre siciliano, accompagnato da una stridente poesia.

Perché la poesia anche qui la si può trovare, in questo gruppo di etnie diverse, seduti lontani ma abbastanza vicini, con nessuno che si guarda strano o mormora qualcosa di spiacevole. Forse non ancora che l’autobus, che tarda ad arrivare, sarà pieno di gente accaldata, stanca e brontolona.

Se non fosse per i colori, il pescivendolo e il fruttivendolo con l’ape ai bordi della strada, il caldo e le cacche di cane secche, potrei essere in una qualsiasi fermata di Londra. E questo mi piace.

Ecco finalmente un autobus all’orizzonte!  Ci si alza tutti in piedi come diligenti soldati, ma senza rispettare turni e file.

Sarà il numero giusto?!  La domanda esce dalla nostre teste come fosse la nuvoletta di un fumetto in comune.
Una signora da lontano, si avvicina correndo, con le sue buste della spesa, e paonazza in viso, chiede al conducente :

C’è scritto che l’autobus è stato soppresso! Che devo fare? E’ inutile che aspetto!

Salga signora, intanto le dò un passaggio fino a Piazza Risorgimento, più di questo non posso fare.

Catania 25 ottobre, 2016

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