Catania, l’Oasi che non c’è

O meglio: perle ai porci

La passeggiata a mare costeggia il boschetto, nessun lido, nessuna costruzione in cemento visibile agli occhi. Un mare libero, con tanto di verde dietro, l’Etna sullo sfondo… Un vero paradiso. E invece nel bosco, tra i canneti, in spiaggia, nel fiume, tracce di un ignobile passaggio umano e all’orizzonte, ben visibili, gli orribili scheletri delle loro tane. Siamo all’Oasi del Simeto.

Il Comune e i responsabili dell’Area metropolitana di Catania gestiscono l’area dal 1988, quindi da quasi 30 anni, e in tutto questo tempo non si sono mai curati di adottare i provvedimenti dovuti per legge. Si, ogni tanto qualche casa viene buttata giù, ma la sostanza non cambia ed è tristemente visibile ai nostri occhi.

Una bellissima area che dovrebbe essere protetta, di grande interesse naturalistico anche a livello internazionale, accessibile a tutti, ma in realtà oppressa dal fenomeno dell’abusivismo edilizio, sbarrata dai cancelli e intasata di monnezza.

Si torna indietro stanchi di dover vedere e dire sempre le stesse cose e con la consapevolezza di aver passeggiato per l’ennesima volta dentro “un inferno travestito da paradiso”.

pubblicato su i Siciliani giovani

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