Ci sono periferie che nessuno quasi nomina

Quartieri dall’alto

Agglomerati grigi, case su case, mancanza di spazi verdi, scheletri di cemento incompiuti, assenza di luoghi di aggregazione sociale che non siano biliardi e circoli per anziani gestiti da una fatiscente presenza politica.

Siamo a Catania, nelle periferie delle periferie, quelle affollate di anime invisibili, quelle più dimenticate.

Spesso le attraversi velocemente su tangenziali che portano al mare, all’aeroporto, verso l’Etna. Li avrai visti quei bastioni di cemento, anche di sottocchio, e sicuramente ti sarai chiesto almeno una volta: ma come fanno a viverci?

All’essere umano che vi abita tutto sembra, o diventa col tempo, tragicamente normale. Perché vengono progettati così certi quartieri periferici? A quale scopo? Eppure dovrebbe cominciare tutto da qui: il cambiamento, la rinascita, la speranza di un futuro migliore. Parole sentite e risentite, slogan elettorali a scadenza periodica. Parole che non fanno più presa, non destano interesse perché qui, nella periferia catanese, il tempo si è fermato.

Politicamente e socialmente tutto deve restare così com’è e quel preciso ordine di cose va tramandato meccanicamente, da generazione in generazione: siamo “voti a perdere? con la promessa rassicurante che il cambiamento non arriverà mai.

Forse chi vive in questi quartieri il mondo dall’alto lo deve guardare con occhi grigi. Grigi di agglomerati di cemento, sporchi, trascurati, spenti come vecchi ed inutili bastioni dove tanta gente viene ammassata. Un pullulare di energie che è meglio sedare e convincere che non esiste alternativa migliore.

Brutti, sporchi e cattivi (Ettore Scola, 1976), tra di loro c’è chi non vorrebbe abitare altrove, leoni nel loro territorio e coyote fuori, c’è chi non può fare altrimenti e si adegua, c’è chi si chiude la porta dietro le spalle. Spesso, per chi vi abita, tutto sembra, o diventa col tempo, tragicamente normale.

“Visto così dall’alto, uno sale qua sopra e potrebbe anche pensare che la natura vince sempre, che è ancora più forte dell’uomo e invece non è così! In fondo tutte le cose, anche le peggiori, una volta fatte poi si trovano una logica, una giustificazione per il solo fatto di esistere: fanno ‘ste case schifose con le finestre in alluminio e i muri di mattoni finti… I balconcini, la gente ci va a abitare e ci mette le tendine, i gerani, la televisione e dopo un po’ tutto fa parte del paesaggio, c’è, esiste, nessuno si ricorda più di com’era prima, non ci vuole niente a distruggere la bellezza… E allora… E allora invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e ‘ste fissarie, bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla… La bellezza, è importante la bellezza, da quella scende giù tutto il resto“.
Peppino Impastato

pubblicato su Comune.info, Shoot4Change, I Siciliani giovani

english version

Neighborhoods from above

Urban gray agglomeration, lack of green spaces, unfinished skeletons of concrete, absence of community places that are not billiards or clubs for the elderly run by a fatiscent political presence. To the human being that lives here all seems, or become over the time, tragically normal.

Why are certain suburbs designed this way? To what end? Yet everything should start from here. Change, rebirth, hope for a better future. Words listened again and again, slogans for the electorate that do not interest anymore because here, in the outskirts of Catania, time has stopped.

Politically and socially everything must remain as it is and, this precise order of thing, mechanically passes from generation to generation. Perhaps, those who live in these neighborhoods have to look at the world from the above, but with gray eyes. Gray of agglomerates of cement, gray of dirt, neglected, switched off as old and useless bastions where too many people is massed. Teeming energy that is better to sedate and convince that better alternative does not exist.

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