Storie dalla Cattedrale

Dal 28 di novembre dentro la cattedrale vivono alcune famiglie, bambini esclusi, tra freddo, umidità e forte disagio. Ad oggi sono 22. Vengono dai quartieri periferici della città: Librino, San Giorgio, Pigno, Zia Lisa. Quelle periferie tanto decantate ma dimenticate. Quelle che alcuni catanesi neanche conoscono…

alcuni rappresentanti familiari degli occupanti della Cattedrale di Catania, 2018

L’occupazione

7 gennaio 2018

Siamo nel 2018, quasi 2020. Siamo accampati dentro le chiese, in strada, a dormire nei cartoni, nelle macchine, senza lavoro, con meno soldi di pensione e qualche tassa in più. Eppure: “È doveroso impedire che delle persone possano rimanere senza casa”, riporta l’ articolo 47 della Costituzione. Siamo sempre più poveri e senza vere opportunità di lavoro, però: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto”, articolo 4. Ma “non esiste alcun diritto al lavoro se il lavoro non c’è ” disse Elsa Fornero, che così se ne lavò le mani.

Siamo a Catania, oggi la città “metropolitana” di Bianco. Catania con i suoi cittadini che aspettano da sempre che le promesse fatte durante le svariate campagne elettorali, vengano mantenute. Catania dove la soglia di povertà è aumentata drasticamente, la città che Save the Children dichiara essere a rischio per la qualità di vita dei bambini, la città dove da sempre alla prima caramella che ci gettano ce la prendiamo. Forse non ci lasciano scelta o forse non vogliamo scegliere: “tanto che cambia…sono tutti uguali”.

Dal 28 di novembre dentro la cattedrale vivono alcune famiglie, bambini esclusi, tra freddo, umidità e forte disagio. Ad oggi sono 22. Vengono dai quartieri periferici della città: Librino, San Giorgio, Pigno, Zia Lisa. Quelle periferie tanto decantate ma dimenticate. Quelle che alcuni catanesi neanche conoscono, o ne hanno sentito parlare grazie a qualche artista che ci lascia la sua firma, qualche associazione, lavoro di volontariato, retate della polizia. Certe notti gli elicotteri sopra la nostra testa sono tanto forti da svegliarti. Poi tutto si ferma e rimane il silenzio di sempre.

All’inizio “i disagiati della cattedrale” si raccontano tutti insieme, come fosse uno sfogo, un po’ stanchi, un po’ delusi, anche arrabbiati e stufi delle solite domande, delle solite risposte. Tra di loro ci sono delle coppie giovanissime e giovani madri e un “volontario” che si fa spesso portavoce. I bambini non sono in cattedrale. Non c’è bisogno di riportare “chi dice cosa”, perché le risposte sono unanimi. Le loro storie sono diverse ma comunque accomunate dagli stessi bisogni.

Perché siete rimasti senza casa?

– Non la possiamo pagare
– Io una casa non ce l’ho proprio. Siamo in 11 da mia suocera a San Giorgio.
– Io aspetto il terzo figlio, non ho lavoro, non ce la faccio con l’affitto.
– mio figli* ha bisogno di cure e assistenza, io non posso lavorare, con un solo stipendio non ce la facciamo.

Qual’è la vostra storia?

Abbiamo sempre vissuto in periferia. Certo, siamo stanchi di degrado, spazzatura, assenza di verde, pericolo, abbandono. Abbiamo paura per i nostri figli. Ma se ci danno la casa, anche in periferia non ha importanza. Basta un tetto sopra la testa.

E con i bambini come fate?

A scuola la mattina, appena finiscono le vacanze ricominciano. Stiamo insieme ma dormono dai nonni o dai parenti.

E per la vostra igiene personale?

Ci laviamo con l’acqua della sagrestia, è gelata. Abbiamo bacinelle. Il bagno il prete ce lo fa usare. Padre Barbaro ci è vicino.

Cosa vi aspettate dalle istituzioni?

Ci aspettiamo che il sindaco Bianco scenda per parlarci. Non si è visto per niente, né lui, né l’assessore Parisi, né per Natale, né per capodanno, neanche per la messa. E che anche i consiglieri comunali si facciano vivi.

Catania è piena di case vuote, sfitte…

Si, basta andare a San Giorgio. C’è un intero palazzo con centinaia di appartamenti. Ma non ce li danno.

Forse perché dichiarati inabitabili?

Si, ma chi li ha fatti diventare così? Manca l’acqua e la luce e perché non la mettono? Mancano i soldi? E quelli che erano destinati alle periferie? Occupare le case non si può, ti buttano fuori e poi noi vogliamo essere nel giusto. Lo sa lei che ci sono famiglie che vivono nei garage, nei sottoscala?

Usciamo fuori, qualcuno sta sistemando gli striscioni che il forte vento di oggi scompiglia costantemente. Ci sono alcuni visitatori che entrano in cattedrale, alcune persone che passando partecipano alla discussione e il tizio che dice che questa amministrazione non ha fatto niente per la gente. Megghiu quannu c’era…

Con una delle giovani madri, ci sediamo negli scaloni della cattedrale. Guardando verso il Palazzo del Comune mi dice:

“Ho scritto tante volte al sindaco: venga a trovarci! Perché non viene? Vedi quella finestra del municipio? È sempre chiusa…

Manifestiamo per un diritto e anche per necessità. Più per necessità…Se arrivano persone con i nostri stessi bisogni, noi siamo qui. Si sono unite a noi persone senza lavoro, con disabilità, senza assistenza.”

pubblicato su Sud Press

Desy

19 gennaio 2018

Qual’è la soglia da superare per essere considerati “bisognosi” in Italia? Non avere casa, non avere lavoro, non avere patrimonio mobiliare e immobiliare e se ci sono figli, che siano minori o portatori di handicap… Un minestrone di disgrazie e fallimenti.

“Gli uffici del Comune di Catania hanno completato l’approfondimento disposto dal sindaco Bianco sui singoli casi degli occupanti della Cattedrale. Il Comune è disponibile a trovare una soluzione di emergenza per le persone realmente più bisognose […] Tra i cittadini in cattedrale quasi nessuno ha mai presentato domanda per la casa o per un sussidio […] pur in situazioni di disagio si tratta di persone che prima dell’occupazione abitavano in case proprie senza aver mai ricevuto alcuno sfratto esecutivo o da parenti.”
comunicato stampa 13 gennaio 2018

Non potere più pagare l’affitto o il mutuo, perdere il lavoro, o ammalarsi gravemente e non avere forza per tirare avanti – tutto ciò non è augurabile in un paese dove, sostanzialmente, in tuo aiuto spesso arriva la sola Caritas. Non è l’elemosina che molti desiderano, sia essa un pasto caldo e un letto dove dormire quando c’è posto – è così che i poveri finiscono per farsi la guerra. E non c’è cosa più triste.

Desy è una giovane mamma, tra i disagiati della cattedrale e sarà lei a raccontare la sua storia che, al di fuori di ogni giudizio, è comunque frutto del fallimento delle politiche sociali di questo nostro bel paese. Attualmente Desy si trova al reparto pneumologia del Policlinico per assistere la sua bimba.

“Sono sempre stata una ragazza forte nonostante la vita mi abbia messa a dura prova. Non ho mai avuto una vita facile, per niente. Sono cresciuta con i nonni perché mia madre ha sempre lavorato per me. Mio padre c’è ma è come se non esistesse. Mi ha abbandonata quando ancora ero nel grembo di mia madre, non porto manco il suo cognome…

Avevo sei anni quando ho iniziato ad occuparmi dei miei nonni malati, sono sempre rimasta li a curarli, mio nonno era diabetico ed inoltre aveva la cancrena, gli avevano già rimosso una gamba, era anche cieco, stava in una sedia a rotelle. Mia nonna invece era in sovrappeso ed era cardiopatica, aveva avuto già ben due infarti. Ero combattuta tra la scuola e i miei nonni, appena finivo andavo a casa pulivo e mi occupavo di loro.

Poi sono venuti a mancare prima mio nonno e a distanza di quattro anni mi è venuta a mancare pure mia nonna. Mi è mancata la terra sotto i piedi. Ho abbandonato le superiori al terzo anno di scuola come estetista e sono andata a lavorare. Ho lavorato in un salone di bellezza per cinque anni e mezzo non prendevo molto, 80 euro a settimana ma li gestivo lo stesso. Poi ho conosciuto mio marito, dopo quattro anni insieme è nata la nostra bambina. Non è stata una gravidanza facile e né tanto meno il parto perché ho rischiato molto per metterla alla luce… Al secondo giorno di vita ci siamo accorti che c’era qualcosa che non andava nella mia piccola, che era cianotica.

Da lì sono sorti tutti i problemi, abbiamo scoperto che non poteva mangiare determinate cose perché era allergica al latte, cosa che le ha scatenato un anafilassi, è anche allergica a uovo glutine e avena. Poi è venuto alla luce il problema che la bambina era nata con i polmoni deboli tra cui il destro che si chiude e respira solo con l’altro. Hanno visto che ha il pectus excavatum, una anomalia congenita della gabbia toracica. Soffre di infezioni respiratorie e sopratutto di broncospasmi acuti che le portano la chiusura delle vie respiratorie.

La bimba ogni 15 giorni è ricoverata perché si chiude, anche i medici si stanno trovando in difficoltà. È soggetta a prendere infezioni e risulta allergica alla muffa e agli acari della polvere e a diversi tipi di piante. È seguita al Policlinico, reparto di bronco-pneumologia, da ben quattro primari.

Ho provato a fare richiesta per avere la legge 104 ma mi è stato detto che non era possibile che gliela davano perché per legge la bambina deve avere una bombola ad ossigeno al fianco, cioè mi è stato detto che la danno solo a chi è davvero al limite. Non sapendo che già mia figlia al limite una volta c’è già arrivata. Dio solo sa ciò che ho provato in quel momento!

Mia figlia non può stare in una casa con undici persone perché si becca di tutto! Dovrebbe stare in un ambiente più sicuro per lei. Pago tutte le spese mediche, persino l’ allergologo. L’ esenzione copre solo pochi medicinali che prende e anche se mio marito lavora, non basta il suo solo stipendio per avere la possibilità di affittare una casa perché le cure della bambina vengono prima di tutto.

Sono una giovane mamma di 23 anni e se sto protestando è solo per la mia bimba e non mollerò perché è giusto che mia figlia come le altre persone in cattedrale deve avere un suo alloggio. Qui nessuno gioca a inventarsi le cose perché non si gioca sulla vita di una bambina.

Ci hanno dato dei bugiardi, ci hanno detto che stiamo tutti bene, ma se era così eravamo in cattedrale? Non credo proprio. Ognuno ha i suoi problemi e non credo che avevamo questo sfacinnamento di stare lì se avevamo dove andare.

Vorrei dire a tutta questa gente che ci critica di stare lì con noi per toccare con le mani questo nostro dolore e spero che il nostro grido d’ aiuto arrivi anche a Papa Francesco!”

In giro per le periferie di Catania non c’è stato il Papa bensì il Presidente Mattarella, che il sindaco Bianco ha fortemente voluto a Librino: “È nelle periferie che si gioca il futuro della nostra città e dei nostri giovani.”

Giovani come Desy.

pubblicato su Sud Press

Tra poco le festività Agatine

25 gennaio 2018

In città cominciano i preparativi per le festività. Ed anche in cattedrale…

Di striscioni appesi non ce ne sono più e tutto sembra, per chi conosce la storia, stonatamente normale.

La situazione degli “occupanti-ospiti” della cattedrale, così li definisce Padre Giuseppe, è pressoché invariata ma vista l’imminente festa della Santa Patrona e con la navata destra praticamente bloccata, i cittadini cominciano a chiedersi cosa succederà.

“Per le festività tutto verrà rimosso. La navata liberata dai materassi accatastati, passeggini, borse e i pochi oggetti personali. Non so come dormiremo, forse seduti nelle panche, testa a testa, giusto per chiudere gli occhi”.

Alcuni degli occupanti stanno fuori al sole, altri dentro a riposare e forse le giornate, per via del fermento che da sempre precede Sant’Agata, sembrano meno lunghe.

Verso Sant’Anna

1 febbraio 2018

I disagiati lasciano la cattedrale.

Con l’aiuto di due addetti della Caritas, gli “ospiti-occupanti”, come li definisce Padre Giuseppe, raccolgono le loro cose per spostarsi nella piccola chiesa di Sant’Anna, poco distante ma abbastanza lontano dai riflettori di Piazza Duomo.

In cattedrale un via-vai di turisti, scolaresche, cittadini. Qualcuno guarda curioso mentre gli occupanti si fanno strada tra le loro buste e i materassi.

“Gliele hanno trovato ‘ste case finalmente?” dice ironicamente un passante. No, visto che ancora non si è arrivato a nessun accordo.

“È giusto così” dice Luca “per la festa della patrona serve tutta la cattedrale libera” mentre sistema il suo nuovo letto in sagrestia, sempre positivo e fiducioso.

Ai disagiati è stato detto che potranno tornare dopo le festività.

pubblicato su Sud Press

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